giovedì 15 febbraio 2007

QUALCHE RIFLESSIONE SU CULT

QUALCHE RIFLESSIONE SU CULT

Queste riflessioni vengono prodotte sulla scorta di una lettura, forse poco attenta, del messaggio di presentazione di CULT e le relazioni tematiche che verranno presentate al convegno.

L’ipotesi di un progetto di distretto culturale evoluto fu avanzato nel corso dell’ultimo incontro del Piano Strategico ma la discussione fu bloccata sul nascere visto che non era il momento di produrre anticipazioni!!!!

L’iniziativa estremamente importante sembra alquanto poco coordinata, forse per una lettura poca attenta, tra quanto affermato nella lettera di presentazione dell’evento e quanto riportato nell’elencazione degli interventi al convegno.

Sarebbe stato auspicabile, visto il contenuto della lettera di presentazione al convegno, che il tema fosse stato approfondito durante i tavoli del Piano Strategico al fine di rendere partecipi al progetto CULT anche gli altri attori culturali presenti sul territorio.

Alcune idee per dare un contributo in positivo all’iniziativa. (*)

Le modalità di sviluppo del territorio hanno rappresentato nel corso degli ultimi decenni un campo di ricerca per urbanisti, architetti, scienziati dell’ambiente, economisti, geografi, antropologi, sociologi, in uno sforzo comune di individuazione, ciascuno dalla propria prospettiva disciplinare, dei fattori critici capaci di spiegare le formule d’organizzazione e sviluppo del territorio.

Attraverso l’analisi dei processi di sviluppo territoriale delle società post-industriali è possibile osservare il peso rilevante assunto da una formula di capitale presente nel territorio ma fino ad ora scarsamente accreditata di fornire nuovi stimoli alla crescita del sistema locale nel suo complesso: la cultura.

Gli elementi chiave del successo nello sviluppo dell’economia e del territorio, un complesso dove l’influenza della società quale sistema articolato di conoscenze e saperi trasmissibili, contiguità tra spazio abitativo e spazio produttivo, infrastrutture ed elementi paesaggistici presenti, danno modo di creare un sistema in grado di permettere la produzione a livelli di eccellenza qualitativa di beni e servizi, promuovendo al contempo la crescita di tutto il sistema anche nel settore sociale e ambientale.

Viene quindi ad esplicitarsi la relazione tra economia, società e territorio quale sistema complesso in grado di generare crescita e sviluppo, e diviene quindi evidente come nelle attuali società occidentali sia in atto un confronto non più unicamente tra agenti economici, ma tra sistemi territoriali,dove l’organizzazione delle risorse e lo sviluppo organico degli elementi precedentemente richiamati è presupposto necessario alla crescita della competitività del sistema e della sua capacità di attrarre risorse dall’esterno, e dove il concetto di valore assume nuovi connotati quale chiave strategica per lo sviluppo del territorio.

A fronte di queste riflessioni si ritiene non molto interessante la proposizione di un modello culturale o meglio di un distretto culturale mono-filiera dove vige solo il modello della città d’arte (secondo una lettura poca attenta degli interventi proposti al convegno).

Senza entrare nel merito questo approccio ha rivelato tutti i suoi limiti quando si esaminano le conseguenze dirette di questo atteggiamento: la creazione di una vera e propria economia della rendita culturale, caratterizzata da una attenzione quasi nulla alle problematiche della produzione di nuova offerta culturale e al confronto con le realtà internazionali più propositive ed innovative in ambito culturale.

La preoccupazione pressoché unica è quella di garantire le condizioni di attrazione di una domanda turistica mass-market interessata ad una fruizione immediata e poco sofisticata dei luoghi-simbolo della città.

Per superare i limiti dell’approccio del distretto culturale mono-filiera bisogna muoversi verso una concezione di distretto culturale ‘evoluto’ fondata sull’esistenza di complementarità strategiche tra filiere culturali differenti, appartenenti a settori produttivi diversi, tanto interni che esterni agli ambiti della produzione culturale.
In questa concezione la produzione e la fruizione culturale non vengono intese tanto come centri di profitto quanto piuttosto come elementi di una catena del valore complessa di natura post-industriale, e svolgono in particolare funzioni di generazione e di diffusione di idee e pensiero creativo a favore di filiere produttive che hanno bisogno di questo tipo di apporto per perseguire modelli di specializzazione e di vantaggio competitivo ad alto valore aggiunto immateriale

Il distretto culturale evoluto si caratterizza poi per una eclettica combinazione di elementi top-down e bottom-up, che nasce da un complesso processo di contrattazione tra i vari attori locali dello sviluppo e dal ruolo specifico che ciascuno di essi assume in uno specifico contesto locale. Si tratta in altre parole di un processo di auto-organizzazione guidata, nella quale i tre macroeffetti (esercitare attrazione verso l’esterno, in particolare nei confronti di professionisti e talenti creativi; produrre innovazione per il sistema economico e culturale; ri-orientare a livello motivazionale gli individui e la società verso attività ad alto contenuto esperienziale) si combinano rispondendo creativamente ai vincoli posti dalla storia e dalle caratteristiche del contesto locale.

La crescita della competitività del sistema economico quale fattore di sviluppo locale attraverso la creatività non è generata solamente dalla capacità di attrazione nel territorio dei knowledge workers, ma dal tramutare questa potenzialità e di utilizzarla per la costruzione di un sistema territoriale che da queste risorse trae nuove idee e modalità di sviluppo.

Ciò è importante in quei sistemi definiti da Porter [1] innovation-driven economies , dove lo sviluppo e la competitività del sistema vengono ad essere caratterizzati dalla presenza di elementi quali un sistema sociale ben integrato, opportunamente sensibilizzato e partecipe del progetto di sviluppo grazie all’introduzione di risorse e politiche destinate alla partecipazione degli individui e all’inclusione sociale, la localizzazione di infrastrutture culturali/ricreative, la presenza di un sistema educativo e di centri di ricerca di alto livello, un sistema economico/produttivo in grado di interagire con gli attori preesistenti.

Le caratteristiche peculiari per la creazione di un sistema territoriale competitivo nello scenario post-industriale sono quindi riscontrabili nella:

• localizzazione di attività economiche diversificate nei campi della produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto in grado di generare flussi di interscambio delle conoscenze quali fattori di generazione dell’innovazione;
• presenza di capitale umano di elevata qualità, in grado di elaborare nuove modalità operative e conoscenze per un approccio creativo alla produzione e alla risoluzione dei problemi connessi;
• esistenza di una base di capitale sociale funzionale alla costituzione di un network in grado di collegare strutture comunitarie, associazioni, industria privata e istituzioni pubbliche, istituzioni culturali e sistema educativo;
• possibilità di vivere e lavorare in un luogo ricco di infrastrutture culturali e sportivo/ricreative quali teatri, musei, sale da concerti, impianti sportivi, cinema, locali, e così via, e la presenza di cultural diversity in grado di fornire occasione di formazione e arricchimento personale dell’individuo anche attraverso momenti di confronto e scambio relazionale con altre persone e culture.

I nuovi processi di sviluppo in atto necessitano di forme di cooperazione molto articolate nelle quali le istituzioni, le imprese, le strutture culturali e formative, le associazioni di privati cittadini sappiano formulare e perseguire efficacemente sistemi di obiettivi condivisi, così da innescare un processo di trasformazione strutturale del territorio nel senso di un orientamento crescente alla produzione e alla diffusione di conoscenze e di attività ad alto contenuto esperienziale, che poi tenderà a diventare elemento di attrazione, modalità endogena di marketing dal territorio piuttosto che esogena e quindi inevitabilmente artificiosa e forzata.



(*) Le riflessioni prodotte in questo testo sono state tratte da articoli sul tema dalla Rivista: Global & Local Economic Review


Presidente Associazione Culturale Quartiere Gammarana
Ing. Alfonso Marcozzi


[1] Michael E. Porter (nato nel 1947) è Professore alla William Lawrence University, università basata sulla Harvard Business School dove dirige l'Institute for Strategy and Competitiveness.
Porter è uno dei maggiori contribuenti della teoria della strategia manageriale. I suoi obiettivi più importanti erano quelli di poter determinare come una società (azienda), o una regione, possa costruirsi un vantaggio competitivo.